6 miti dell’email marketing da dimenticare

Miti dell'email marketing
Indice dei contenuti

I miti dell’email marketing sono pericolosi e da evitare con forza. Perché possono dirigere la tua attenzione verso direzioni errate. Senza vie di uscita. Procedere solo seguendo idee e sensazioni può essere un problema per un piano potenzialmente perfetto come quello che ti consente di aggiornare e raggiungere una massa di contatti email desiderosi di leggere i tuoi aggiornamenti.

È proprio questo il punto: siamo sicuri di essere tanto attesi dalle persone che si iscrivono alla lista che abbiamo creato per fare email marketing? Vedi, io non ne sarei così certo.

Ecco cosa mettere in discussione per fare in modo che il tuo funnel non si sviluppi attraverso la semplice improvvisazione. Ma consenta di muoversi su valori capaci di fare la differenza.

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L’oggetto è il vero punto di forza della tua email

Primo elemento da snidare e chiarire: definire un buon oggetto email è fondamentale quando devi scrivere una newsletter efficace. Sia per il tuo lavoro di personal branding che per la comunicazione aziendale. Però se punti tutto su questo elemento e ignori il resto rischi di ritrovarti con una campagna poco efficace. Ma quali sono gli altri elementi che fanno la differenza?

In primo luogo devi considerare che le persone decidono di aprire o meno un’email a causa del campo del nome, ovvero il mittente. Mi fido? Lo conosco? Inoltre c’è il pre-header, il copy che segue l’oggetto e anticipa il corpo email: tu lo ottimizzi? Mai dimenticare questo dettaglio.

Da leggere: come sfruttare il footer delle newsletter

Devi inviare massimo 2 email a settimana

Grande mito del marketing declinato attraverso la posta elettronica. Quanti email mandare al mese per non dare fastidio all’utente iscritto alla tua lista? Ci possono essere delle indicazioni di massima, ma l’unico modo per dare una definizione rispetto a questo tema arriva dai test.

Non metto in dubbio la possibilità di infastidire il pubblico con 10 email a settimana, ma è giusto affrontare il punto in modo analitico. Ovvero verificando il comportamento dei segmenti rispetto a un determinato passaggio della strategia ideata e applicata sul campo ogni giorno.

Basta mandare email e hai raggiunto l’obiettivo

No, non è vero. Non puoi fare una buona attività se non hai un software professionale. E anche se usi Mailchimp o Mailup il semplice collezionare contatti non è sufficiente. In questo modo puoi inviare messaggi a una lista indistinta, ma il risultato non è soddisfacente. Motivo? Devi segmentare, creare dei percorsi specifici e personalizzati per gli utenti iscritti.

campagne email segmentate
La segmentazione può fare la differenza.

“Segmented campaigns drive a 760% increase in revenue”. Questo sottolinea la ricerca di www.campaignmonitor.com per confermare un passaggio chiave: non basta mandare email per raccogliere risultati. Bisogna raggruppare i contatti in base a demografia, acquisti, navigazione, ecc. Da queste informazioni è possibile personalizzare i messaggi per gruppi specifici.

Un’email bella funziona ed è quello che conta

Esatto contrario. O meglio, il design è importante ed è giusto avere un’identità chiara nell’header e nel corpo email. Le persone devono capire subito chi sei e quale brand ha mandato l’email. Ma pensa piuttosto al contenuto, alla semplicità e funzionalità del messaggio. Una newsletter ricca di attenzioni dal punto di vista del design non funziona solo perché è affascinante.

Tra i miti dell’email marketing c’è questo: l’onnipotenza dell’estetica. Spesso queste attenzioni sono accompagnate da una totale noncuranza rispetto alla funzionalità su desktop e mobile.

Email promozionali non funzionano, danno fastidio

Non è sempre così: diventano fastidiose quando disturbano ogni giorno e non sono in target. O magari non hai impostato una buona campagna di lead nurturing per alimentare l’interesse dell’utente con messaggi utili e approfondimenti capaci di contestualizzare il lavoro che svolgi.

Le email che vendono qualcosa – o che propongono sconti, offerte, coupon, promozioni – possono essere cestinate in un attimo se non seguono un percorso di content marketing. E se non sono personalizzate, pensate per un determinato pubblico. Qui entra il gioco, di nuovo, il concetto di segmentazione insieme a un lavoro certosino di copywriting, design e usabilità.

L’email marketing è morto (quindi devi fare altro)

Ultimo punto della lista, quello che spesso viene elencato da due categorie di persone ben distinte: quelle che hanno interessi nel portare la tua attenzione e i personaggi che non hanno idea di cosa stanno dicendo. Tra i miti dell’email marketing c’è sempre la sua presunta dipartita. Così come è morta da tanto tempo la SEO ed è defunto il blogging, ma anche il social media marketing.

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miti dell'email marketing
Miti dell’email marketing da sfatare – Fonte immagine

La verità è che puoi ottenere buoni risultati solo se inserisci questa metodologia in un piano di web marketing completo, non improvvisato. Spesso chi sottolinea la fine di un settore lo fa anche perché non è riuscito ad avere buoni risultati. In ogni caso non cadere in facili improvvisazioni.

I miti dell’email marketing: ne conosci altri?

Quando lavori con una buona strategia web devi sempre avere uno sguardo critico e distaccato rispetto al come usare uno strumento. Il marketing è ricco di soluzioni per raggiungere un obiettivo ma non sempre tutte sono adatte ai tuoi scopi. Ecco perché il mito più importante da sciogliere è questo: l’email marketing va bene per tutti. Ecco il vero, grande, pericolo da evitare.

Far passare l’idea che ognuno di noi può usare l’email marketing, anche per promuovere un bar o una macelleria. Io dico che ogni strumento deve essere valutato e scelto in base a una strategia più ampia. Solo se sai come muoverti puoi ottenere risultati interessanti, sei d’accordo sul punto?

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