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Come è cambiato il modo di fare corporate blogging

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Il corporate blogging è una grande risorsa per chi decide di utilizzare il web e spingere la propria realtà aziendale. Attraverso una piattaforma online – magari basata su un classico CMS WordPress – puoi creare una sorta di magazine online dedicato esclusivamente a quello che sei, a quello che fai…

Aspetta. Ferma un attimo. Rileggi quello che ho scritto. Ci sono delle frasi che stridono con la mia idea di blogging aziendale, non credi? Qualche esempio: “magazine online dedicato esclusivamente a quello che sei, a quello che fai”. Ti sembra un modo corretto per inquadrare il lavoro di blogging aziendale?

Voglio dire: credi veramente che oggi – nel 2014, quasi 2015 – il blog di un’azienda debba essere visto come una sorta di rivista interna? Trenitalia pubblica i giornali brandizzati, ma questa è un’altra storia: è un mezzo di comunicazione verticale, unidirezionale, che presta i suoi servizi all’azienda.

Il tuo blog, il blog della tua azienda, è qualcosa di diverso. Un tempo potevo accettare il paragone tra magazine e blog, ora c’è qualcosa di nuovo che devi definire prima di intraprendere una nuova avventura nel mondo del corporate blogging. E quindi prima di investire tempo e denaro.

Unidirezionale Vs Bidirezionale

Il primo cambiamento da inserire in questa lista: il blog aziendale non è un magazine, non è una pubblicazione che informa i clienti sul proprio universo. Il motivo? Probabilmente non hai nulla di interessante da raccontare alla persone.

Certo, c’è una nuova partnership che porta grande qualità ai tuoi prodotti. Quindi? Credi che sia necessario scrivere un comunicato stampa di 1.500 parole per dare ai potenziali clienti tutte le informazioni utili?

In una scheda tecnica tutto questo ha un valore. In un blog aziendale devi trovare il modo di raccontare queste informazione. Anche in questo caso la logica dello storytelling, ovvero della narrazione, rappresenta la vera risorsa da giocare con i contenuti aziendali. Ma non solo.

La chiave di volta si trova nella tua capacità di dare spazio ai contenuti utili per i lettori. La logica del magazine è sbagliata per questo (e non di certo per antipatia personale, anzi): non deve esserci chiusura, non deve esserci filtro tra quello che le persone vogliono e quello che tu pubblichi. Devi mantenere il tuo stile, devi seguire la tua personalità, questo sempre; al tempo stesso devi dare voce alle esigenze di chi ti segue.

In questo modo abbandoni la logica del magazine proprietario (verticale) e abbracci quella del blogging aziendale (orizzontale) in cui la creazione dei contenuti avviene dallo scambio, dal confronto dalla condivisione. Quindi si passa da una realtà monodirezionale, dalla fonte al pubblico, a una bidirezionale. Ovvero dalla fonte al pubblico e viceversa. Per approfondire:

Visione blogcentrica

Una visione antica come quella che un tempo vedeva la terra al centro dell’universo. La scienza ha dimostrato il contrario, e io ti suggerisco di rivalutare anche l’universo del corporate blogging: spesso l’azienda mette al centro solo il suo blog. Il resto viene messo in secondo piano.

Cosa intendo per “il resto”? Facebook, Twitter, Google Plus: un tempo questi erano strumenti di amplificazione. Io pubblico sul mio blog, metto il link sulla bacheca e aspetto. Cosa? Click al blog. Questi strumenti servono solo per diffondere i link del blog aziendale.

Risposta sbagliata. I social sono parte attiva del processo di blogging. Le persone seguono i tuoi canali perché possono dare qualcosa di nuovo, qualcosa di utile rispetto al feed rss. E tu devi coinvolgere, diversificare, creare dei contenuti che siano all’altezza delle aspettative. Ma soprattutto che siano interessanti per la tua nicchia.

Un tempo si pensava solo a scrivere sul blog. Ora l’attenzione è rivolta anche ai social, non semplici gregari della comunicazione aziendale ma nodi comunicativi che i lettori scelgono con cura per rimanere aggiornati.

Basta scrivere

Quelli che scambiano l’attività di blogging come semplice opera di scrittura hanno sbagliato tutto. Eppure prima era così: il blogger scriveva. Cosa? Redazionali, article marketing, comunicati stampa da diffondere in ogni angolo del web conosciuto.

Poi la terribile scoperta: non basta scrivere. C’è bisogno di strategia. Si deve scrivere puntando a un obiettivo ben preciso. Coordinando anche l’azione dei social. Quindi il blogger non è più un semplice articolista ma un elemento capace di operare con una visione ampia: deve creare, ma deve anche seguire le regole della buona scrittura.

Sì perché la buona scrittura non manca mai. Così come non mancano le attenzioni al tag title e alla description, alla headline, alle immagini. Il blogging è tutto questo: è un gioco d’insieme. Devi saper scrivere per i motori di ricerca e per le persone, devi essere attento al comportamento degli utenti sui social, e devi lavorare sulle leve che possono portare il lettore a scegliere una direzione utile.

Il blogging aziendale prima aveva bisogno di una figura media, di un bravo articolista capace di scrivere e di firmare gli articoli con il suo account “admin”. Ora tutto cambia. Ora c’è bisogno di coinvolgimento attivo di un blogger professionale.

La tua opinione

Hai già lavorato nel mondo del blogging aziendale? Puoi dare il tuo contributo a questa discussione: sei d’accordo con questo tipo di evoluzione del corporate blogging? Dove ci stiamo dirigendo? Lascio a te la parola!

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L'autore di questo post

Riccardo Esposito
Riccardo Esposito
Riccardo è un web writer Freelance, autore del blog My Social Web. Si occupa di scrittura online, blogging e copy. Ottimizza i testi per landing page e siti web. Autore del corso online "Imparare a fare Blogging" di Academy Studio Samo.

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