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Google Plus e Facebook: il tuo blog ha bisogno delle community?

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Google Plus e Facebook hanno diversi punti in comune. Tra questi c’è la presenza delle community, veri e propri luoghi di ritrovo 2,0. Su Google Plus mantengono questo nome mentre su Facebook si chiamano gruppi, ma il senso è lo stesso: c’è un ideatore, ci possono essere degli amministratori, c’è una netiquette e ci sono le interazioni del pubblico.

Quest’ultimo punto è fondamentale, perché il motore delle community è sempre lo stesso: le persone che trovano interessante l’idea e iniziano a interagire. Quindi a pubblicare domande, notizie interessanti, riflessioni, consigli. E, se l’amministratore lo consente, possono anche pubblicare link che vanno al proprio blog. Tutti questi elementi fanno delle community su Google Plus e su Facebook terreno fertile per i blogger.

Anche tu frequenti questi luoghi virtuali, vero? Anche tu ami frequentare le community dedicate al tuo tema. Fai bene, ma attenzione agli scopi. Dal mio punto di vista la possibilità di inserire link è solo l’ultimo motivo utile che ti dovrebbe spingere a tuffarti nelle community di Google Plus e nei gruppi Facebook.

Fai community seeding

Molti credono che le community servano solo a postare link nella bacheca per arraffare click. Personalmente credo che questa logica sia giusta fino a un certo punto: se l’amministratore consente di inserire un link puoi farlo, nessuno te lo vieta. E probabilmente qualche click arriverà. Magari puoi anche dare un contributo utile alla community e creare un punto di confronto dalla semplice pubblicazione del link. Ecco qualche consiglio da seguire:

  • Devi rispettare le regole. Molte community limitano la pubblicazione di link esterni, altre hanno dei limiti temporali. Prima di pubblicare leggi. E se sbagli chiedi scusa: inutile insistere, sei ospite nella community di altre persone.
  • Devi essere pertinente. Non puoi inserire un articolo dedicato a come aumentare i follower di Twitter in un gruppo dedicato alla cucina messicana. Sei fuori luogo, sei il simbolo dello spam. E non puoi essere etichettato come spammer per portare a casa qualche click.
  • Devi seguire le conversazioni. Ovvero, una volta pubblicato il link, devi essere presente quando qualcuno lascia domande, richieste di informazioni o critiche. Il tuo compito non si esaurisce con la pubblicazione del link ma continua nelle ore e nei giorni successivi.

Il concetto è semplice: va bene pubblicare link, ma lo devi fare con coerenza. Come un utente attivo, che compie un’azione ponderata e inserisce una risorsa perché si rende conto che può essere utile alla comunità. Questa attività, in termini tecnici, si chiama community seeding e prevede dei passaggi ben precisi come sostiene anche questo articolo del Tagliablog:

La community target è come il terreno per la pianta, questo significa che è come se voi individuaste un terreno su cui intendete seminare e in base alle sue caratteristiche scegliate che cosa piantare.

In primo luogo devi individuare il target di riferimento, ovvero le persone che vuoi raggiungere con il tuo articolo, poi devi monitorare le conversazioni e infine pubblicare il contenuto. In questo modo puoi ottenere risultati superiori e rispondere a determinate domande con contenuti utili. Come vedi è qualcosa di differente dal semplice postare articoli senza pensare. Ricorda: tu sei quello che condividi, e così entra in gioco il discorso legato al tuo personal branding.

Da leggere: non hai tempo per curare il tuo blog?

Lavora sul brand

Le community sono luoghi utili per condividere articoli ma, anche e soprattutto, per lavorare sul tuo brand. Per emergere come blogger e – più in generale – come professionista. Ogni risposta corretta che darai ti permetterà di costruire la tua immagine pubblica, di dare dei riferimenti chiari a chi cerca un professionista, di emergere in un settore inflazionato.

Le community sono dei luoghi in cui puoi far emergere il tuo brand, ma devi lavorare sul comment marketing. Ovvero su quelle tecniche che ti consentono di pubblicare commenti utili agli utenti al fine di creare interesse intorno al tuo profilo. No, non si tratta solo di inserire commenti, non devi solo creare traffico: devi fare in modo che le persone si fidino del tuo nome. La tua credibilità nella community passa anche dal tuo storico: se sei un utente che condivide contenuti utili, e non solo gli articoli del tuo blog, il tuo profilo acquista un’autorevolezza che viene riflessa in ogni azione. Anche nel tuo fare blogging.

Scopri i bisogni del tuo pubblico

Spesso i blogger si interrogano sugli argomenti utili per il proprio blog. Lavorare su una pianificazione degli obiettivi e sul target (come suggerisco anche nel mio corso di blogging) è fondamentale, ma per avere un’idea pratica delle esigenze, delle domande, dei problemi che caratterizzano la tua nicchia devi essere presente sul campo. Ovvero nei luoghi in cui nascono e si articolano le conversazioni nel modo più naturale possibile: community e gruppi.

Questi luoghi virtuali sono terreni di studio, sono luoghi in cui il blogger (più in generale la persona che crea i contenuti) può trovare informazioni preziose da inglobare nel piano editoriale. informazioni che devono essere incrociate con quelle raccolte sui blog dei colleghi, nei commenti, nelle discussioni su Twitter grazie a Hootsuite o a Tweetdeck. E ovviamente con i dati di Analytics: la sintesi tra qualità e quantità è una buona soluzione per identificare i contenuti utili per la tua nicchia.

Ovviamente la certezza non appartiene a questo mondo. Per trovare la chiave giusta – ovvero il filone redditizio da seguire sul tuo blog – devi lavorare sodo. Devi tentare, sbagliare, riprovare. Ma incrociando dati provenienti da fonti differenti puoi individuare con facilità soluzioni utili al tuo obiettivo.

Per approfondire: piccola guida per unire blogging e contenuti visual

La tua opinione

Lavorare sulle community è utile per fare seeding, per trovare gli argomenti giusti, per lavorare sul brand. Tutto questo è vero, ma non devi mai dimenticare che questi gruppi hanno un senso ben preciso: la partecipazione spontanea. Vero, possono essere usati per ottenere dei benefici. Per dare una marcia in più al tuo blog. Ma non dimenticare che alla base della tua partecipazione deve esserci la passione per quello che stai facendo, per la condivisione di informazioni utili.

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L'autore di questo post

Riccardo Esposito
Riccardo Esposito
Riccardo è un web writer Freelance, autore del blog My Social Web. Si occupa di scrittura online, blogging e copy. Ottimizza i testi per landing page e siti web. Autore del corso online "Imparare a fare Blogging" di Academy Studio Samo.

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