Per Google il Nofollow Link serve a concentrarsi sul contenuto

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Google per voce di John Mueller ha spiegato come l’attributo Nofollow link sia stato pensato semplicemente per aiutare gli editori a concentrarsi sul contenuto da pubblicare.

Il semplicemente lo abbiamo aggiunto noi per chiarire, una volta per tutte, se e come bisogna utilizzare l’attributo Nofollow link per i collegamenti in uscita da un sito.

Se da sempre Google consiglia di utilizzare un link Nofollow in caso di collegamenti che rimandano a siti web di affiliazioni o di pura pubblicità, proprio in queste ore il Webmaster Trends Analyst di Google ci ha svelato il perché sia stato pensato e voluto questo attributo per i link.

Un esempio più che calzante lo possiamo fare direttamente noi rispondendo ad un ipotetica domanda dicendo che “sarebbe veramente difficile quantificare il  tempo trascorro ogni giorno a gestire lo spam su questo sito web”.

Ecco quindi il succo del discorso: Google consiglia di utilizzare l’attributo Nofollow a tutti quelli editori che vogliono principalmente concentrarsi sulla realizzazione di contenuti, senza doversi preoccupare delle altre cose (tra le quali il link spam).

Non più tardi di due giorni fa sempre Mueller aveva risposto a un editore suggerendo di non preoccuparsi dei collegamenti e che semplicemente utilizzare i link in modo naturale ricordando “Just link naturally, no need to do anything fancy when linking to other articles in an organic way like that.”, come a dire “basta collegarsi in modo naturale, non c’è bisogno di fare niente di speciale quando si collega ad altri articoli in modo organico”.

La risposta, come era più che immaginabile, ha sollevato una diatriba accesa con i vari utenti che non capendo fino in fondo l’utilità di tale attributo chiedevano a Google del perché, allora, lo avesse fatto.

David Farkas pone su Twitter la seguente domanda “I’ve always felt publications that no-follow all their links are waiving the white flag, as if to say – read at your own risk, we have no quality control”.

John Mueller risponde così: “Either that, or they’ve just had it with folks asking for or sneaking in links and want to have a way of focusing on their primary content without having to worry about that part (…)”.

Ecco quindi il perché della risposta sopra citata. Mueller fondamentalmente sta dicendo che l’attributo Nofollow offre agli editori più tempo per concentrarsi sulla scrittura di contenuti utili ai propri lettori.

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Se lui stesso dovesse quantificare il tempo trascorso ogni giorno a gestire lo spam di un suo ipotetico sito web, molto probabilmente perderebbe il conto delle ore, arrivando a fine giornata senza aver concluso altro.

Anche se è certamente vero che i link nei commenti sono quasi sempre impostati automaticamente per essere Nofollow, è anche vero che quando si gestisce in modo professionale un sito web si deve necessariamente dedicare molto tempo ad assicurarsi che i commenti siano puliti, utili e divertenti. E questo tempo lontano dalla scrittura va necessariamente a discapito di essa.

Lo spam non dovrebbe esistere, ma tutti sappiamo bene che fa parte del business.

Ecco perché Mueller dice che almeno l’attributo nofollow dà un po’ di respiro agli editori che non devono passare una quantità enorme di tempo a preoccuparsi dei link di spam sul loro sito web, potendo, invece, dedicare più tempo a scrivere nuovi contenuti o aggiornare quelli già esistenti.

[via seroundtable.com]

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L'autore

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Antonio Papini

Iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005 e consulente marketing per la PMI. Le due carriere apparentemente distanti si sono unite con la nascita dello Studio AppTur dove svolge l'attività di growth hacker specializzato in SEO, comunicazione aziendale, digital marketing e visibilità on-line.

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