Penguin: la “negative SEO” fa bene ai siti

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La negative SEO fa bene ai siti web. A dirlo è Google per mezzo di Gary Illyes il quale, come sempre senza tanti giri di parole, spiega in diretta come e quando Penguin penalizza un sito web.

Da sempre siamo abituati al linguaggio molto easy del più famoso Google Webmaster Trends Analyst che in queste ore, durante una live, ha raccontato delle centinaia di presunti casi di negative SEO che personalmente e insieme al suo team ha monitorato negli anni.

L’intervento coglie un po’ tutti di sorpresa visto che durante la diretta si scopre che nessuno dei suddetti siti web è stato penalizzato per una azione di negative SEO.

Ma andiamo con ordine e ripercorriamo ciò che è successo quando Illyes ha parlato a Pubcon Florida proprio in questi giorni.

A domanda come sempre risponde, e quando gli sono state chieste maggiori spiegazioni sugli attacchi negative SEO e spam ha risposto che possiamo tutti quanti tirare un grande sospiro di sollievo.

Il dibattito è poi continuato e dal pubblico è stato chiesto se si dovrebbero disconoscere tutti quei link che si ritengono essere innaturali, operazione che generalmente molti SEO e webmaster fanno per evitare tutta una serie di penalizzazioni che potrebbero portare ad un calo del ranking.

Chi pensava che i continui aggiornamenti dell’algoritmo di Google avessero ormai messo a riposo Penguin si sbagliava di grosso visto che il Google Webmaster Trends Analyst ha detto esplicitamente che il team sta continuando a lavorare sull’algoritmo di Penguin in tempo reale per renderlo sempre migliore e al passo con tutte le ultime novità.

Come ben sappiamo il 23 settembre 2016 Google ha annunciato che Google Penguin sarebbe diventato parte integrante dell’algoritmo di base, il che significa che da quel momento ha iniziato ad aggiornarsi in tempo reale.

E sempre in tempo reale i siti web vengono valutati con le classifiche che sono a loro volta influenzate in tempo reale. Ecco perché negli ultimi anni i webmaster e i SEO si sono visti obbligati ad aspettare il roll out del successivo aggiornamento per uscire da una penalità.

Ed ecco perché, come ricordava Illyes, si devono rinnegare i link solo se un sito web riceve una vera azione negativa manuale (e non presunta) e i siti che lo linkano non decidono di rimuoverli.

Se nelle scorse settimane avevamo scritto della direzione presa da Google nel 2019 oggi lo stesso Illyes ci dice che se è chiaramente più facile dare la colpa alla negative SEO, in genere il colpevole di una penalizzazione e del relativo calo di traffico è qualcos’altro. Quel qualcos’altro che i proprietari del siti penalizzati non riescono a comprendere, ad esempio la penalità potrebbe essere arrivata da un aggiornamento dell’algoritmo oppure da un problema interno al sito web stesso.

Gary Illyes dice: “if your site hasn’t been penalized, then don’t disavowing linkss” e quindi se un sito non è stato penalizzato non bisogna rinnegare alcun link.

Ma addirittura ve ben oltre dicendo che “If you have a bunch of unnatural porn links pointing at your site, don’t worry about it (…) The worst thing that would happen is that you might rank better”.

Ben si capisce perché non bisogna mai disperare quando si pianificano e si mettono in atto campagne SEO, ma soprattutto quando dalla Google Search Console e dai tanti tool di SEO audit vengono rilevati gruppi di link porno innaturali che puntano ad un sito.

Illyes dice che non solo non dobbiamo preoccuparci, ma la cosa peggiore che potrebbe succedere è che il sito linkato potrebbe addirittura classificarsi meglio e scalare in positivo la SERP.

Insomma, come dire che la “negative SEO” (come erroneamente viene concepita) fa bene ai siti, ma come dice il Google Webmaster Trends Analyst “puoi sempre rinnegare quei link se ti fa sentire meglio”.

[via searchenginejournal.com]

 

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