Autopromozione sui social: c’è un limite?

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Produci ottimi contenuti, lo so. E hai una gran voglia di condividere le tue fatiche sui canali social. Sui tuoi canali social. In fin dei conti non servono a questo Facebook, Google Plus e Twitter? Non servono a diffondere i propri contenuti?

Aspetta un attimo. Con i social puoi condividere i link del tuo blog, questo è sicuro. Ma ci sono delle regole non scritte che guidano ogni social media marketer che si rispetti in una direzione diversa dalla diffusione unidirezionale e verticalizzata dei contenuti.

Mass media? No, grazie!

Punto di partenza di questa riflessione: i social non sono dei mass media. Non sono dei media tradizionali. Non impongono un flusso di notizie con un’unica direzione (cioè dal vertice alla fonte) ma permettono a chi riceve il messaggio di interagire.

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Questo è un aspetto chiave: l’interazione.

Con i social puoi creare interazione. Anzi, qualcuno direbbe che con i social devi creare interazione. Questi canali in realtà sono degli strumenti che hanno come primo punto di forza la possibilità di creare un legame con l’utente. Un legame difficile da formare in altro modo.

È un cambio di prospettiva: l’interazione non deve essere gestita solo come un aspetto extra, una conseguenza della tua presenza sui social, ma come il punto di partenza per dare forza al tuo brand. Ma anche per fidelizzare clienti, e magari aumentare le conversioni.

Gli spazi dell’autopromozione

In questo scenario si inserisce la condivisione dei propri link, delle proprie risorse. Ora devi creare i presupposti per l’autopromozione. Come devi comportarti? Ho già detto che non esiste una regola scritta: potresti anche gonfiare i tuoi account social con i link che puntano al tuo blog, e raccogliere risultati pari a zero.

Certo, ci sono i guru del settore che possono permettersi di trasformare un account Twitter in una sorta di feed (un nome su tutti: Seth Godin) ma sono casi particolari. In una situazione normale, l’autopromozione dovrebbe avere spazi ridotti.

Questo è il mio punto di vista. La regola che rispetto è semplice: qualità. Per fare in modo che le persone seguano i tuoi account social devi dare qualità. Devi dare punti di vista differenti, devi fare in modo che le persone trovino le risorse migliori. Le risorse pensate per chi ti segue, per le persone che condividono i tuoi stessi interessi.

Riesci a fare tutto questo con i tuoi contenuti? Non credo. Smettila di parlare solo della tua realtà, condividi i post dei tuoi colleghi e lavora per dare ai follower/fan un motivo in più per seguirti. Ma quali sono gli spazi destinati all’auto promozione? Qui entra in gioco la tua sensibilità, anche se mi ritrovo nel modello 5-3-2.

autopromozione

Ovvero 5 contenuti di altre fonti, 3 contenuti personali e 2 aggiornamenti non strettamente legati al lavoro. Questo modello può essere un buon punto di partenza ma devi essere tua  definire i dettagli: per maggiori informazioni c’è l’articolo (anche fonte immagine) su Buffer Blog.

Quante volte si condivide un post?

Molti blogger rimangono fedeli alla regola: pubblicare il proprio post una volta al giorno, magari in un orario utile. Ovvero quando ci sono più fan o follower all’ascolto.

Questo è un buon modo per gestire i priori post online, ma puoi fare di più. Puoi dare più visibilità ai tuoi contenuti senza diventare aggressivo: Guy Kawasaki, uno dei massimi esperti di social media marketing, sostiene che condividere più volte al giorno i contenuti può avere effetti positivi (fonte).

In questo modo è sicuro che il suo messaggio raggiunga più persone. Io credo che questa sia un’ottima soluzione su Twitter, soprattutto se hai una buona frequenza di tweeting e cambi il testo del tweet. In questo modo i messaggi di amalgamano e risultano naturali, integrati.

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Credo invece che sia fuori luogo su Facebook, Google Plus e tutti quei canali che non hanno un’alta frequenza di pubblicazione. Ad esempio, sulla mia pagina Facebook pubblico uno, massimo due post al giorno: non sarebbe un’ottima idea pubblicare due post uguali, non trovi?

La tua opinione

Io credo che l’auto promozione sui social sia un discorso da affrontare con naturalezza e, soprattutto, pensando agli utenti. Non c’è problema nel pubblicare link ai propri lavori, ma alla base c’è sempre una domanda: tutto questo è utile ai miei seguaci?

Questo è il mio punto di vista: aspetto il tuo nei commenti.

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4 risposte

  1. Prendo spunto dalla chiusura di un recentissimo pezzo di Rudy Bandiera già ampiamente condiviso nei vari social: “Se continuiamo a raccontarcela tra di noi, senza divulgare e sentendoci una élite, non andremo da nessuna parte”.
    Già, il punto è proprio questo. Postare, condividere, interagire, sono azioni tese ad affermare prima di tutto la propria presenza nel social web. Ciò nella speranza o di collezionare seguaci o di sostenere la propria e già affermata leadership. Ti garantisco che è fastidioso leggere, ad esempio sulla propria home di Google +, uno dopo l’altro, l’originale di un post (anche se semplicemente un link) e poi rileggerne la condivisione dai rappresentanti di quell’élite di cui parla Bandiera, magari arricchiti da reciproci e scambievoli commenti fatti da +1, smile, e grazie a gogo. In sostanza oggi condivido io, domani tocca a te e così via. E questa non è forse autopromozione?

    1. Ciao Renato,

      A volte il confine tra autopromozione e buona educazione verso chi ha condiviso un tuo contenuto può sembrare minimo. Io credo che in questi casi sia utile, in primo luogo, essere naturale e non pianificare queste azioni. Un “grazie” sincero resta sempre una forma di buona educazione.

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