Meta description e branding hanno la maggiore influenza sul CTR

Meta description e brand

Le meta description, il branding ma anche i rich result sono i tre fattori che influenzano il clickthrough rate (tasso di click) nella ricerca.

Le meta description, seguite dal nome del brand e dal titolo della pagina, hanno la maggiore influenza sul comportamento degli utenti quando devono decidere su quale risultato di ricerca cliccare.

A dirlo è un recente studio condotto da Ignite Visibility dove i due terzi dei partecipanti al sondaggio ha anche affermato che il crescente numero di ADS potrebbe portarli a voler utilizzare sempre meno Google.

Inoltre la maggioranza ha concordato sul fatto che Google sta migliorando i risultati di ricerca includendo i featured snippet e altre funzionalità della SERP.

Cosa influenza maggiormente il clickthrough

Il sondaggio ha coinvolto oltre 500 partecipanti di età compresa tra i 25 e i 60 anni.

Alla domanda su quale fattore abbia maggiormente influenzato la loro decisione di cliccare su un risultato, il 62,9% degli intervistati ha risposto che si trattava della descrizione, il 24,2% ha dichiarato che è stato il nome del brand e il 13% ha dichiarato che il titolo ha influenzato il suo click. Tuttavia, come risultato alquanto contraddittorio il 55,1% dei partecipanti ha dichiarato di cliccare solo su i brand che conosce all’interno dei risultati della ricerca.

Un altro dato che tutti i SEO dovrebbero analizzare con attenzione è stato quello dove gli utenti hanno sottolineato come i risultati della ricerca sono migliorati. La maggioranza (58,5%) dei partecipanti ha dichiarato di preferire lo stato attuale (il sondaggio è stato condotto a dicembre 2019) dei risultati di ricerca di Google rispetto a come erano a gennaio 2019. Una percentuale simile (55,5%) ha anche affermato che l’inclusione di featured snippet e altre caratteristiche della SERP hanno migliorato i risultati di ricerca di Google.

L’utilizzo sempre maggiore degli ADS potrebbe portare gli utenti a utilizzare sempre meno Google

Due terzi (66,7%) dei partecipanti ha dichiarato che l’inserimento di un maggior numero di annunci nei risultati di ricerca da parte di Google li potrebbe portare a utilizzare sempre meno il motore di ricerca più conosciuto al mondo. Questo risultato sembra contraddire i risultati di uno studio pubblicato redatto nel dicembre 2018, in cui il 75% degli intervistati ha affermato che gli annunci rendono più facile trovare le informazioni che stanno cercando.

Quasi il 67% dei partecipanti al sondaggio di Ignite Visibility non è d’accordo con la possibilità per le aziende di pubblicare annunci basati sulle ricerche di altre aziende. Questo dato si allinea bene con l’altro risultato dello studio secondo il quale la maggior parte degli utenti clicca solo sui risultati dei brand con cui ha familiarità.

Tutto ciò è certamente molto importante perché secondo il sondaggio, il riconoscimento del brand ha avuto la seconda maggiore influenza sui clickthrough, tanto da diventare per alcuni utenti un fattore “make-or-break”. La brand awareness o costruzione della consapevolezza del brand dovrebbe rappresentare parte integrante di qualsiasi strategia SEO, e viceversa, per guadagnare visibilità organica.

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Il sondaggio ha anche evidenziato l’importanza di scrivere descrizioni convincenti. I proprietari dei siti e i SEO dovrebbero assicurarsi che le loro descrizioni siano in linea con l’intento di ricerca, anche perché ricordiamo che Google non utilizza una descrizione se pensa che una più accurata possa essere presa direttamente dal contenuto della pagina.

Se i consumatori preferiscono la moderna pagina dei risultati della ricerca e le sue numerose caratteristiche, i brand, come spesso accade, dovranno adattarsi.

Un modo per riacquistare visibilità è quello di disegnare i contenuti tenendo bene a mente cosa sono e come funzionano i rich result.

Gli utenti possono essere contrari a vedere sempre più inserzioni a pagamento all’interno dei risultati di ricerca, ma l’ecosistema di Google è un fattore di attrazione e anche l’aggiunta di più ADS potrebbe non essere un fattore di spinta sufficiente per modificare il comportamento degli utenti.

[via searchengineland.com ]

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L'autore

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Antonio Papini

Iscritto all'Ordine dei Giornalisti dal 2005 e consulente marketing per la PMI. Le due carriere apparentemente distanti si sono unite con la nascita dello Studio AppTur dove svolge l'attività di growth hacker specializzato in SEO, comunicazione aziendale, digital marketing e visibilità on-line.

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