Scrivere bene vuol dire scrivere meno?

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Titolo provocatorio, lo so.

Spesso la scrittura, la buona scrittura, viene definita in base alla capacità dell’autore di eliminare il superfluo. La sintesi è un dono, la capacità di arrivare al nocciolo della questione senza tanti giri di parole è fondamentale.

Anche David Ogilvy sosteneva il principio della brevità: usa parole brevi, frasi brevi e paragrafi brevi. Stephen King, invece, puntava il dito verso gli avverbi (la strada per l’inferno ne è lastricata). Sembra che la strada giusta sia quella del less is more…

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Attenzione, non puoi e non devi generalizzare.

In alcuni casi seguire la regola del meno scrivi meglio è vuol dire svilire la lingua italiana, e spingere l’autore alla banalità della forma. In alcuni casi vuol dire anche omettere degli approfondimenti importanti, approfondimenti che potrebbero dare ai tuoi contenuti una marcia in più.

Tutto è relativo

Inutile parlare di lunghezza ideale. Non esiste una formula per definire la giusta lunghezza di un post. Esiste una quantità di testo necessario per affrontare, nel miglior modo possibile, un determinato argomento. Rispettando, ovviamente, lo stile del blog o del portale. Qualche esempio concreto?

  • Una notizia dell’ultima ora – Gestisco un blog con una sezione dedicata alle ultime notizie dell’argomento, magari sto seguendo un evento delicato e voglio aggiornare i lettori con una breaking news: automaticamente questo articolo sarà breve e compatto perché dovrà rispettare i termini della notiziabilità. Ovvero dovrà essere immediato, facile da leggere.
  • Opinioni – Non c’è un criterio. Il valore aggiunto sta nella critica dell’autore, nelle parole che il blogger cuce intorno a un argomento. Possono essere quattro righe o 500 parole o 4.000 battute. La caratura del personaggio che scrive ha un peso in questo processo: se l’opinione dell’autore è ben quotata basterà anche un articolo breve a far la felicità dei lettori.
  • Tutorial – Qui non c’è spazio per il risparmio: scrivo il necessario, scrivo quello che serve ai lettori per capire ogni passaggio. Non ho bisogno di eliminare gli approfondimenti perché fanno parte della natura stessa del tutorial.
  • Foto post – Il contenuto è la foto. Ho un blog con una sezione dedicata alle immagini che magari vengono accompagnate da brevi didascalie. Oppure sono assolutamente prive di testo. Brevità. Ma il vero contenuto, mi ripeto, non è quello che inserisco con la tastiera: sta nell’immagine.

Ecco, questi sono quattro esempi per riflettere sulla necessità di un approccio elastico al concetto di lunghezza degli articoli nel mondo del blogging. Essere sintetici non è un valore: è un vantaggio quando riesci a rendere evidente il punto, la polpa, al netto delle parole fuffa. Ma un articolo sintetico può anche essere ricco di approfondimenti necessari

Allo stesso modo un tutorial non deve essere monumentale solo per far colpo sui lettori. Deve essere completo, certo, ma deve sfruttare gli spazi con intelligenza. E magari chiedere aiuto alle immagini o ai video per illustrare i passaggi più difficili.

Inutile occupare uno spazio immenso per spiegare un’azione quando puoi dare rapida spiegazione con uno screenshot.

La mia opinione

Non esiste una lunghezza ideale e non esiste una regola che suggerisce di scrivere articoli brevi. Ogni argomento ha bisogno del proprio spazio per essere affrontato in modo che il lettore possa fruire, condividere, salvare nei preferiti e magari linkare un contenuto utile.

Questo il mio punto di vista: la qualità di un contenuto si determina da diversi fattori oggettivi (scrittura, forma, leggibilità, contenuti visual, link) ma è la soggettività del lettore a premiare un articolo. La giusta lunghezza, in altre parole, la decide il lettore.

Tu puoi solo fare dei test e cercare di capire come armonizzare esigenze di chi legge e di chi scrive.

È un lavoro duro, lo so, ma qualcuno dovrà pur farlo.

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