Il futuro del SEO e dei contenuti: AI può sostituire lo scrittore?

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L’intelligenza artificiale più conosciuta con l’acronimo di AI potrà mettere a repentaglio l’attività di migliaia di persone che a vario titolo operano nel web in qualità di scrittori, copy e giornalisti?

L’allarme va in tutti i sensi tenuto in considerazione, perché la velocità con la quale cresce annualmente internet è tale che in un ipotetico futuro prossimo si possa avere al posto del redattore un bot che svolga le sue mansioni con una velocità di reperimento di dati, notizie e informazioni talmente elevata che un umano difficilmente potrebbe sostenere, senza contare che l’articolo fornito è in tutto e per tutto a prova di refuso.

In verità la fetta di mercato che maggiormente si andrebbe a colpire è quella di coloro che operano principalmente nella realizzazione e creazione di contenuti SEO, tanto che Joe Pulizzi, fondatore del Content Marketing Institute, ha recentemente detto:

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“Tra 10 anni la maggior parte dei contenuti sarà generata da software. Tra 20 anni, gli esseri umani si chiederanno perché abbiamo sprecato così tanto tempo nella creazione di contenuti. Non riesco a vedere altro modo per aggirare la situazione”.

A prescindere dal fatto che molto probabilmente se il futuro si prospetta in mano ai bot si andrà inevitabilmente verso un’omologazione dei contenuti e ad una standardizzazione dei contenuti, con effetto “bomba” verso le fake news, chi opera nel mondo della SEO sa molto bene quanto il contenuto debba essere unico ed originale, non solo evitando i copia-incolla, ma fornendo informazioni diverse che presentino anche uno stesso argomento ma da un’altra prospettiva.

Alcune delle tecnologie che stanno già producendo milioni di contenuti.

Questo breve viaggio nella AI dedicata alla realizzazione dei contenuti con bot inizia nel 2016, quando il Washington Post ha sviluppato internamente il primo esemplare, Heliograf, per aiutare a coprire le Olimpiadi del 2016 a Rio.

Questo bot è stato in grado di generare brevi rapporti per i lettori che li ha aggiornati sui risultati di vari giochi, compresi i vincitori e le medaglie conquistate.
Secondo l’editore, questa tecnologia non è stata sviluppata per sostituire gli scrittori, ma piuttosto per aiutarli a liberare il loro tempo. La compilazione di report basati su dati è un compito banale e meticoloso. I reporter potrebbero così dedicare quel tempo a fornire approfondimenti, storie e analisi “in modi che solo loro possono realizzare”.

Quill è invece il futuro. Secondo l’azienda che lo distribuisce, Narrative Science, Quill sarà la A.I. che comunicherà automaticamente le informazioni più rilevanti. In un’intervista ad uno degli inventori di Quill si è scoperto come il software può già svolgere compiti complessi, ma, che al contrario di molti suoi “colleghi” potrà tranquillamente funziona su un normale PC.

La sua più grande impresa, tuttavia, è la capacità di generare narrazioni pertinenti, mirate e “perspicaci” elaborate direttamente da un’analisi di dati compilati da una macchina o da essere umani

Nello stesso articolo, il fondatore di Narrative Science, Kris Hammond, ha detto che la tecnologia potrebbe facilmente imitare lo stile di uno scrittore sportivo ma produrre 1.000 articoli in più.

La potenza di Quill non risiede solo nei numeri che può sostenere, ma sulla qualità del contenuto tanto che tra le  aziende che hanno già optato per il servizio ci sono nomi come Forbes, USAA, T. Rowe Price e persino le agenzie di intelligence statunitensi.

Anche The Associated Press, uno dei più grandi gruppi di notizie del mondo, utilizza software di generazione di linguaggio naturale per pubblicare migliaia di articoli trimestrali sui guadagni grazie a Wordsmith di Automated Insights, che trasforma i dati sui guadagni grezzi in migliaia di storie pubblicabili, che coprono centinaia di storie trimestrali in più rispetto ai precedenti sforzi manuali.
Alla fine, insieme ai rapporti finanziari, Wordsmith è passato a scrivere di sport con un occhio puntato al baseball dei campionati minori.

3 motivi gli scrittori umani sono insostituibili.

Il lettore più attento avrà ben capito come e quanto queste Intelligenze Artificiali potranno nel medio e lungo termine oscurare l’operato di un essere umano e certamente avrà già capito come i motivi per i quali gli scrittori umani sono e saranno insostituibili sono molto di più di tre.

  1. I robot non possono replicare i processi mentali ed emotivi di un umano, perché semplicemente i robot sono robot. Non hanno emozioni, ricordi o preferenze, e non amano o odiano nulla. Questo è esattamente il motivo per cui gli scrittori umani sono insostituibili. Quando scrivere è profondamente umano, muove le persone molto meglio di semplici affermazioni di fatti.
  2. Per raccontare storie, necessariamente c’è bisogno di un background di esperienze significative, che partano dai primi stimoli ricevuti nel contesto familiare, agli studi e alle relazioni umane che nascono spontaneamente tutti i giorni. I robot tutto ciò non ce l’hanno.
  3. I robot non hanno il potere della cognizione indipendente
    I robot non sono relazionabili o simpatici come gli scrittori umani, e non potranno mai tessere relazioni dirette e personali basate sull’empatia. Pensate per un momento agli influencer.
    Il valore del marketing degli influencer dovrebbe crescere fino a 10 miliardi di dollari entro il 2020.
    Cosa rende lo status degli influencer così potente?
    La cosa più semplice di questo mondo: sono esseri umani che si relazionano con altri esseri umani a livello umano. Molte persone conoscono, amano e si fidano di loro, perché condividono se stessi e si connettono con i loro seguaci sui social media, sui blog e su altri canali. Gli influencer si relazionano quotidianamente con i propri follower in modo reale e è per questo motivo che quando scrivono un blog o creano un post su Instagram questi possono avere un impatto incredibile muovendo le persone, anzi, smuovendo la coscienza delle persone, letteralmente parlando.

[Traduzione e immagini da fonte originale: searchenginejournal]

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